Passo Fedaia (with Serrai of Sottoguda canyon) (Restyling 2017)
In questa videocorsa percorriamo il versante di Caprile per raggiungere i 2057 metri del Passo di Fedaia, nel mondo ciclistico chiamato genericamente "Marmolada", dal nome del soprastante massiccio (3342m), il cui ghiacciaio è il più esteso delle Dolomiti.La strada si fa subito angusta ma spettacolare, poiché s’infila nei Serrai, gola unica nel suo genere. Godetevi il passaggio nella gola, già entrando la salita comincia a farsi sentire, ma è all’uscita che le pendenze iniziano a farsi serie.
Valicato il torrente Pettorina, in 1,4 Km si raggiunge la Malga Ciapela, dove la strada dei Serrai si ricongiunge alla statale. Ci troviamo nella più importante località turistica della valle: da qui partono gli impianti di risalita diretti alla vetta della Marmolada; qui si trovano piste per 22 Km, tra le quali la "Bellunese", ritenuta una delle più belle delle Alpi.
Incomincia adesso il lato "cattivo" della salita, quello che ha reso celebre quest’ascesa: 11 - 12% per raggiungere la Baita Dovich e Capanna Bill. A rendere impegnativo questo tratto non è soltanto la pendenza ma anche l’assoluta mancanza di curve: tra Malga Ciapela e la Capanna Bill (punto di partenza di una seggiovia quadriposto diretta al Passo Padon) c’è un interminabile rettilineo, dove, tra l’altro, si tocca la pendenza massima, raggiunta appena prima di giungere alla Capanna. Dopo la Capanna Bill, la strada cambia improvvisamente direzione e tipologia, salendo a tornanti verso il Fedaia. Non cambiano, però, le pendenze, che rimangono elevate fino alla vetta.
I SERRAI DI SOTTOGUDA
Percorsa dal torrente Pettorina, la gola dei Serrai è caratterizzata da pareti alte fino a 60 metri e distanti pochi metri l’una dall’altra (tra gli otto e i dieci metri di larghezza). Le angustie del percorso hanno dato adito a molte leggende, come quella di Re Ombro che si narra abitasse nella gola, protetto da portoni d’oro massiccio posti all’accesso della forra. La presenza "reale" dell’uomo è testimoniata da una serie di fori sulla roccia, praticati per fissare i tronchi di larice, installati a primavera per costruire i ponti della strada che era utilizzata per portare il bestiame ai pascoli o per portare il fieno a casa. A stagione finita, i ponti dovevano essere smantellati per lasciare libero sfogo alle piene del Pettorina che, al momento del disgelo, avrebbero fatto piazza pulita di tutto quello che trovavano nell’angusto passaggio attraverso la gola. L’attuale percorso della strada non è quello originario, ma un tracciato messo in opera durante la prima guerra mondiale: lo testimoniano due gallerie adibite a polveriera ed una cappella (a ricordo del cimitero militare di Malga Ciapela). Lungo il vecchio tracciato, oggi abbandonato, è possibile vedere un’effigie del Sacro Cuore: scolpita nella roccia in uno dei punti più stretti della gola, aveva l’intenzione di ammonire e benedire i viandanti, in tempi nei quali il passaggio attraverso i Serrai era assai pericoloso.
Oggi la gola è stata dichiarata Riserva Naturale e, per questo motivo, questa strada è proibita alle auto (c’è la possibilità di arrivare fino al parcheggio posto all’inizio della gola). Nel periodo invernale è meta degli appassionati di arrampicata su ghiaccio: quest’attività è possibile perché le numerose cascate che scendono dall’alto della gola congelano e ricoprono di uno spesso manto azzurrino le rocce, costituendo una delle più attraenti e varie pareti di ghiaccio d’Europa.
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